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Titoli di Stato: la Germania sorpassa l'Italia nelle emissioni

di Isabella Bufacchi

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19 ottobre 2008

La Germania rischia di emettere l'anno prossimo più titoli di Stato dell'Italia. Bund e Bobl si apprestano a detronizzare BTp e CcT dal primo posto della classifica dei bond governativi in euro più collocati: un primato che l'Italia vantava da numerosi anni ma del quale non andava certo fiera. Il sorpasso della Germania sulle emissioni di titoli di Stato (lorde e al netto dei rimborsi), previsione che resta condizionata a tutte le variabili dell'andamento dei conti pubblici, sarà trainato da un evento eccezionale: l'entità del finanziamento del maxi-piano di ricapitalizzazione del sistema bancario già annunciato dalla Germania, rispetto all'intervento non quantificato di un'Italia che procederà «caso per caso» e che scommette su banche più solide e capitalizzate delle rivali europee.
I se e i ma sono d'obbligo. Tuttavia se Francoforte dovesse sborsare in gran fretta gli 80 miliardi stanziati nei giorni scorsi per ricapitalizzare le banche tedesche (70) e coprire perdite su obbligazioni bancarie (10 miliardi), e se decidesse di finanziare questo intervento nel 2009 direttamente con nuovi bond del debito pubblico, le emissioni lorde di Bund e Bobl salirebbero a 238 miliardi (contro i 220 dell'Italia) e quelle nette a 90 miliardi (56 per l'Italia). Questa è la previsione di Barclays capital che nelle sue stime attribuisce all'Italia un intervento da 20 miliardi e che commenta: «nello scenario peggiore, la Germania surclasserà l'Italia divenendo nel 2009 il più grande emittente di titoli di Stato in Eurolandia».
Tutto questo anche se resta il fatto che l'Italia ha un debito/Pil superiore al 100% e tre rating tra la "AA" e la "A+" mentre la Germania è (per ora) una invidiabile AAA/AAA/Aaa, sforando appena il parametro di Maastricht del 60 per cento. Le ultime previsioni per i conti pubblici 2009, prima dell'annuncio del piano di salvataggio e senza scontare la recessione, davano il rapporto debito/Pil tedesco in calo al 61,6% dal 65% del 2007: se l'anno prossimo le emissioni nette dei Bund dovessero salire a 90 miliardi con gli 80 salva-banche (3,6% del Pil), il debito/Pil non calerebbe più ma tornerebbe al 65 per cento.
Il confronto tra Roma e Francoforte, al fine di un impatto ipotetico sulle emissioni di titoli di Stato nel 2009, è calcolato sulla base dello scenario peggiore a oggi: rispettando il tetto di 80 miliardi indicato ufficialmente dalla Germania e dei 20 miliardi ipotizzati dal mercato per l'Italia: nessuno sa se ne serviranno meno o più. Non è chiaro ancora, tra l'altro, se la Germania finanzierà la ricapitalizzazione delle banche direttamente con nuovi Bund e Bobl o ve invece creerà un fondo che emetterà obbligazioni garantite dallo Stato.
La previsione del surclassamento dell'Italia da parte della Germania non tiene conto invece della garanzia pubblica estesa alle obbligazioni bancarie in emissione fino al 2009 nè quella sui depositi bancari: garanzie che fanno lievitare a cifre da capogiro (migliaia di miliardi) le dimensioni del piano di salvataggio messo sul piatto dagli Stati membri dell'Ue. La garanzia statale su obbligazioni o depositi infatti non ha alcun impatto sul debito pubblico fino a quando non viene escussa: il fatto che il Governo Berlusconi abbia aggiunto la garanzia statale a quella del Fondo interbancario (103.000 euro garantiti per depositante, per banca con un impegno attorno ai 400 miliardi) non incide sul debito pubblico. Nè pesa la volontà del Governo italiano, come quello tedesco, di offrire la garanzia sui bond bancari: sarà debito pubblico solo l'esborso effettivo dello Stato nel caso in cui una banca insolvente e fallita non fosse in grado di rimborsare integralmente i bond (come è avvenuto nel caso della Lehman brothers). Ma il fallimento delle banche è stato messo fuori discussione dai Governi nell'area euro, pronti a entrare nel capitale delle banche in difficoltà.
I riflessi del sorpasso della Germania sull'Italia sul mercato dei titoli di Stato potrebbero sostenere il calo del differenziale tra il rendimento dei BTp e dei Bund: questo gap si è allargato molto negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane, toccando sulla scadenza decennale un picco oltre 80 centesimi di punto percentuale (erano 30/40 lo scorso maggio). La fuga verso la qualità e il panico, provocati dal drammatico peggioramento della crisi di liquidità e di credito a inizio ottobre, ha premiato i Bund. Tuttavia dopo l'annuncio del maxi-piano di salvataggio dell'Eurogruppo e dei 27 il differenziale tra BTp e Bund è già tornato a quota 70 centesimi. Si è molto ridotto il gap sulla scadenza a trent'anni. Da qualche giorno gli strategist che valutano gli impatti dei piani di salvataggio Paese per Paese e che credono nella maggiore solidità del sistema bancario italiano rispetto ad altri Paesi stanno consigliando l'acquisto dei BTp: per Bank of America e Société Générale vale la pena comprare i BTp a cinque anni. «Compra BTp, vendi Bobl» è lo slogan.

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